Somministrare un farmaco a un collega: rischio, dovere o reato?

Gestire la presenza di farmaci e dispositivi medici in azienda tra sicurezza, privacy e consapevolezza

Nel mondo del lavoro contemporaneo, la salute entra sempre più spesso in azienda. Oggi sono numerosi i lavoratori che assumono farmaci salvavita o cronici, o che utilizzano dispositivi medici per la gestione di patologie comuni come diabete, allergie, disturbi respiratori o cardiovascolari. Eppure, questo tema rimane spesso invisibile: poche aziende hanno procedure chiare, e molti colleghi non sanno come comportarsi in caso di emergenza.

Farmaci e dispositivi: una normalità che non si vede

Il primo passo è riconoscere che i farmaci sul luogo di lavoro non sono un’eccezione. Antistaminici, ansiolitici, insulina, inalatori, cerotti transdermici o pompe per insulina sono parte della quotidianità di molti. Il problema? Il silenzio e lo stigma.
Capita così che un lavoratore gestisca la propria terapia in solitudine, senza informare nessuno, con possibili conseguenze sulla sicurezza propria e altrui.

Farmaci salvavita: Rischi e casi reali

Due esempi concreti lo dimostrano:

  • Marco e l’antistaminico – Un banale farmaco da banco ha provocato un calo di attenzione e un quasi-incidente con il muletto.
  • Elisa e la pompa per insulina – Un allarme del dispositivo durante una riunione è stato accolto con fastidio, segno di una cultura aziendale non pronta a normalizzare strumenti salvavita.

Serve quindi, consapevolezza diffusa e formazione per prevenire rischi e discriminazioni.

Cosa sapere in caso di emergenza

Secondo i medici, ci sono tre situazioni di emergenza in cui è utile avere nozioni di base:

  • Crisi ipoglicemica – Riconoscere sintomi come sudorazione e tremori e sapere quando somministrare zuccheri o, se autorizzati, glucagone.
  • Crisi anafilattica – Identificare reazioni gravi e sapere come usare un EpiPen, sempre nel rispetto delle autorizzazioni.
  • Crisi asmatica – Aiutare il collega a usare il proprio inalatore, evitando azioni improvvisate.

Il nodo legale: quando agire e come tutelarsi

La legge parla chiaro: somministrare un farmaco è un atto sanitario, ma in caso di emergenza grave può prevalere lo “stato di necessità” (art. 54 Codice Penale). Tuttavia:

  • Con una dichiarazione scritta e volontaria del lavoratore, l’azienda e i colleghi sono più tutelati.
  • Senza autorizzazione e senza pericolo immediato, è meglio non intervenire: si rischiano conseguenze penali e disciplinari.

Inoltre, il datore di lavoro non può obbligare nessuno a dichiarare quali farmaci utilizza: l’informazione deve essere spontanea, scritta e destinata a finalità specifiche, nel rispetto del GDPR.

Farmaci Salvavita: Soluzioni pratiche per le aziende

Per gestire questi scenari senza improvvisazioni, gli esperti suggeriscono:

  • Creare moduli di dichiarazione volontaria per i lavoratori che usano farmaci salvavita.
  • Formare colleghi “sentinella”, informati e autorizzati a intervenire.
  • Integrare la tematica nei piani di emergenza e nei corsi di primo soccorso.
  • Promuovere una cultura aziendale inclusiva, che normalizzi la gestione delle terapie.

Conclusione: dalla paura alla consapevolezza

Gestire i farmaci e i dispositivi medici in azienda non è solo una questione sanitaria: è un tema di sicurezza, organizzazione e rispetto.
Le imprese che affrontano il problema con trasparenza e strumenti condivisi non solo proteggono i lavoratori, ma rafforzano la propria cultura interna e riducono rischi e responsabilità.

Come ricordano gli esperti: «La gestione dei farmaci sul lavoro non è un problema da nascondere, ma una realtà da governare. Con procedure chiare, consapevolezza e collaborazione, si passa dalla paura all’azione consapevole.»

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